IL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE MI E' SERVITO PER CONOSCERE LA CULTURA ROM!
Nel 2008 decisi, dopo aver partecipato al programma Erasmus presso l’Universita’ di Glasgow e aver incontrato nei miei studi Robert Burns, Edwin Muir e Wole Soyinka, di candidarmi a un progetto di servizio civile nazionale chiamato “Biblioteca in ospedale”. C’e’ da premettere che avevo impressa nella memoria una pubblicita’ televisiva in cui una giovane attrice bionda affermava lo slogan “Servizio civile: una scelta che ti cambia la vita.” Il progetto per cui mi candidai aveva come obiettivo quello di promuovere il valore della lettura e i servizi offerti dalle biblioteche comunali in luoghi non convenzionalmente adibiti a questa attivita’. Amavo tantissimo leggere e mi struggo ora, a 35 anni, perche’ riesco a farlo solo quando sono sull’autobus o quando aspetto qualcuno e sono da sola (ragion per cui amo essere in anticipo). I volontari richiesti per questo progetto sarebbero stati solo Quattro, per cui andai al colloquio entusiasta perche’ avrei voluto davvero essere selezionata, ma ero altresi consapevole che per quell’anno avevo “tanta carne al fuoco” tra universita’ e impegni vari. Sorpresa delle sorprese, fui selezionata! Oltre all’innegabile emozione di ricevere dei soldi per 30 ore settimanali, ero veramente contenta di “servire” lo stato in cui sono nata apprendendo i meccanismi dei prestiti, delle restituzioni, la disposizione dei libri nei diversi settori, e soprattutto amavo andare nei reparti degli ospedali a proporre letture ad alta voce e libri: feci la conoscenza del progetto “Nati per leggere”, che coinvolge non solo bibliotecari e autori, ma anche pediatri, ostetriche, medici generici nella convinzione, che ha basi scientifiche, che leggere con e a un bambino sin dai primi giorni di vita non solo rafforza il rapporto tra l'adulto e l'infante ma serve ai bambini a imparare meglio parole e a formare la loro immaginazione e fantasia. Durante questo anno mi cimentai in una ricerca sui cataloghi delle biblioteche perche’ non sapevo assolutamente nulla dei Rom che incontravo in diversi luoghi della mia citta’ natale. Scopri' attraverso l’antropologia le loro origini, e in che modo la loro societa’ e’ organizzata. Quando mi trasferii definitivamente in Scozia, continuai a interessarmi della cultura Rom. Purtroppo non sono riuscita a trovare lavoro in un’associazione che si occupa di loro perche’ non sono riuscita a trovare qualcuno che mi insegnasse la lingua Romani, la lingua da loro parlata. Ora che sono mamma, cerco di leggere alle bambine favole che appartengono a tutte le culture e i paesi del mondo. In questo blog ne riportero’ in italiano e in inglese alcune, ma prima di tutto vorrei sdoganare alcuni falsi miti che circolano a riguardo di questa etnia, che alimentano il razzismo e la mancata integrazione di queste persone nella nostra societa’.: alcuni di loro arrivano addirittura a essere costretti a omettere la loro appartenenza all’etnia Rom per poter studiare e lavorare in un paese europeo. Per prima cosa: secondo voi da dove provenivano originariamente i Rom? Alcuni sostengono che sono arrivati secoli fa dall’India. Esistono infatti alcune prove che i Rom potrebbero essere originari dell'India. Ma questo è molto meno convincente delle prove che possono rispedire gli ungheresi in Mongolia e affollare la maggior parte degli slavi in Ucraina. Seguendo la stessa logica, a seconda di quanto si scelga di andare indietro nel tempo o nell'immaginazione, tutti noi dovremmo tornare in Africa o in Iraq - l'Eden della mitologia.Nessuno è un est europeo "puro". L'ossessione per la purezza del sangue non è solo assurda ma anche pericolosa; ha portato all'Olocausto e continua a causare la morte di milioni di persone in tutto il mondo. Gran parte dei resoconti storici composti dalle popolazioni maggioritarie in Europa dimostrano che un numero significativo di schiave rom - la maggior parte dei rom è stata schiava per centinaia di anni - sono state violentate e hanno poi partorito i figli dei loro padroni. Una semplice simulazione matematica dimostra quindi che la stragrande maggioranza degli europei dell'Est è di razza mista e che molti di loro hanno sangue rom. Se applichiamo le regole naziste per determinare l'identità dei rom e degli ebrei (si è rom se si ha un sedicesimo di sangue rom), allora una parte significativa delle popolazioni maggioritarie dell'Europa orientale è di fatto rom. Statisticamente, una grande percentuale dei razzisti più accaniti contro i Rom dovrà probabilmente fare le valigie anche per l'India. Il detto "Sei uno zingaro o ungherese, un ebreo, un rumeno, un turco, un bulgaro, un armeno, un armeno, uno slovacco, un ceco, un tedesco", se applicato alla lettera, potrebbe portare al collasso dell'Europa orientale e alla più grande e confusa emigrazione di sempre.
Questa idea, e il deliberato contrasto con gli zingari, aiuta le popolazioni maggioritarie a rafforzare la propria identità immaginaria e il senso di unità nazionale. La negazione del diritto di usare la parola Rom - presente in quasi tutti i dialetti romaní - eliminerà il rischio di confondere i politici nazionali, in particolare quelli della Romania. Invece, parole come Zingaro, Tigane e Zigeuner, con le loro associazioni alla grande maggioranza dei furti, degli stupri e di altri crimini che appaiono così spesso e in modo così evidente nei media europei, dovrebbero essere usate a beneficio delle nostre rispettive identità nazionali. Poiché sono "antipatriottici" e "cattivi cittadini", è giusto che clichiamino "zingaro puzzolente", "corvo", "zingaro", "moro", "principessa zingara" e, naturalmente, che non ci si senta in colpa per il fatto che questi, e gli altri nomi che li vengono affibbiati, indicano tutti l'identità etnica dei criminali. L'autosterilizzazione e la sottomissione incondizionata alle razze superioree europee potrebbero forse contribuire a rendere la vita migliore per noi (e per loro?). L'idea di una cospirazione internazionale che cerca di associare la Romania a Romanestam, che secondo alcuni si chiamerebbe così il Paese dei Rom, sorvola opportunamente su un dettaglio minore; sarebbe più facile credere che Roma, la capitale d'Italia, sia l'obiettivo di questo piano.
"I Rom rubano solo." Ci sono effettivamente dei Rom che rubano, così come ce ne sono molti che lo fanno in qualsiasi comunità nazionale o etnica del mondo. Ma rispetto ai milioni di euro rubati da politici corrotti o dalla mafia, le somme sono insignificanti. Possiamo allora dire che solo gli zingari rubano?
"I Rom non son intelligenti." un professore universitario e giornalista una volta ha chiesto: "Conosce qualche ricerca che abbia dimostrato che gli zingari andrebbero meglio a scuola se avessero un ambiente educativo più accogliente?". La maggior parte di loro cresce isolata, in famiglie molto povere e studia in scuole con bassi standard educativi e aspettative. Da qui i loro scarsi risultati scolastici. Ancora oggi, i genitori di bambini "europei" preferiscono scuole senza studenti "zingari". Anche questo contribuisce ai loro scarsi risultati scolastici. Qualsiasi famiglia povera in un villaggio isolato in qualsiasi parte del mondo deve affrontare gli stessi problemi. La mancanza di una transizione famiglia-scuola, soprattutto per i bambini che parlano romaní a casa, rende il loro adattamento alla scuola estremamente difficile; potrebbero non parlare o capire la lingua della maggioranza allo stesso livello dei loro compagni di scuola. Dato che l'atmosfera educativa di queste scuole ci insegna che gli "zingari" sono violenti, idioti e ladri, la scuola non è una prospettiva molto attraente per nessuno di loro. La situazione non è migliorata dal fatto che diversi eroi culturali promossi con entusiasmo dal programma educativo europeo sono in realtà colpevoli di aver ucciso, torturato, deportato o discriminato gli "zingari".
In qualsiasi Paese in cui la povertà, la corruzione e i regimi totalitari sono stati la norma per molti secoli, l'inganno e il furto si sono rivelati i mezzi di sopravvivenza per la stragrande maggioranza della popolazione. Discutere di moralità ed etica a livello sociale nella maggior parte dell'Europa orientale senza tenerne conto è ipocrita. Come tutti i gruppi emarginati e poveri, i Rom hanno cercato i propri mezzi di sopravvivenza e uno di questi è stata la musica. Pochi sono i violinisti e, in generale, la loro professione non è invidiabile. Un numero ancora minore di loro ha successo e, come la maggior parte delle celebrità, adotta uno stile di vita indisciplinato.
Le ricerche dimostrano che le popolazioni maggioritarie non sono pronte a lavorare con i Rom o a considerarli alla pari. Gli europei non sono disposti a rinunciare alla convinzione che la maggioranza abbia diritto alla priorità sul posto di lavoro e al diritto esclusivo di prendere decisioni nel proprio Paese. I cittadini che non sono così bianchi o "maggioritari" come loro, ovviamente, non hanno diritto a tali diritti. I Rom, quindi, non hanno alcuna possibilità di lavorare, vivere o essere accettati come membri paritari delle società europee. In Europa ci sono più rom che austriaci, ma quasi nessuno in Europa conosce una parola della lingua romaní, il che indica che, nella migliore delle ipotesi, ci sono pochi tentativi di comprenderli meglio. Quanto al fatto che sono "incivili", alcuni dei valori promossi dalle società europee sono difficili da adottare per i rom. La Chiesa ortodossa rumena è stata uno dei principali sostenitori del movimento fascista della Guardia di Ferro e del generale Ion Antonescu, leader rumeno e criminale di guerra condannato per la morte di migliaia di rom ed ebrei. Se la Chiesa ortodossa è, come molti credono, la spina dorsale della civiltà rumena, non è difficile adattarsi alle sue linee guida civili. Esempi simili si trovano in tutta l'Europa orientale.
Il rapporto finale della Commissione europea (CE) sulla Romania e la Bulgaria prima della loro adesione all'Unione europea (UE) nel 2007 non dice nulla nelle prime otto pagine sui Rom, ma si concentra invece sulla corruzione dilagante nelle strutture governative e amministrative. Dato il suo passato coloniale e fascista, che ha causato la morte di milioni di persone, l'Europa mostra scarso interesse nel migliorare la vita di un gruppo che non ha alcuna rappresentanza politica e che non ha un serio potenziale economico. Come hanno dimostrato i genocidi in Ruanda e nell'ex Jugoslavia, l'Europa si accontenta di rimanere in silenzio finché la crisi non raggiunge il culmine. Le uccisioni mirate dei Rom in Ungheria e gli atti di violenza estrema da parte di folle razziste in Italia, Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca negli ultimi anni sono stati quindi osservati senza commenti. Nel frattempo, l'immagine dei Paesi dell'Europa orientale - per non parlare dell'Italia e della Grecia - è molto più danneggiata dalla corruzione, dal nepotismo, dall'arroganza e dalla stupidità dei loro rappresentanti "politici".
Ma ora che abbiamo scardinato alcuni pregiudizi sugli Zingari, ecco a voi una favola Roma’ Xoraxane montenegrini, un racconto molto noto fra i diversi gruppi zingari. La versione che vi propongo qui di seguito mostra qualche analogia con quella argentina raccolta da Lolo Vitrovic dagli Zingari terkaroni.
Tanto tempo fa, quando il mondo era abitato da pochi popoli, gli zingari e i gage’ decisero di costruire due grandi chiese. Gli zingari, che erano gente che viaggiava per il gran mondo, conoscevano certe cave di pietra nera e dura sulle montagne. Percio’ vi salirono, tagliarono tutte le pietree che gli servivano, le portarono giu’ a valle e costruirono una bella chiesa con un grande portale in ferro battuto e un campanile cosi alto da bucare le nuvole. I gage’ invece, che erano contadini legati al loro fazzoletto di terr e non conoscevano niente del gran mondo, in mancanza di pietre si arrangiarono come poterono. Preserodelle forme di formaggio, la squadrarono con i loro coltellacci da cucina e con quelle costruirono una piccola Chiesa, che aveva solo una misera porticina costruita con il legno di cipresso e neanche l’ombra di un campanile. Passarono i mesi e gli anni e i gage’ furono sempre meno contenti della loro Chiesa di formaggio. Perche’ non solo era storta e malmessa, m anche perche’ il formaggio, con lo stagionarsi, si era ritirato su se stesso, cosi che quella povera chiesa appariva ancora piu’ minuscola e insignifcante, di fronte a quella che gli Zingari avevano costruito con le pietre nere della montagna. Fu per questo motivo che un giorno i gage’ chiesero agli zingari di fare uno scambio: loro si sarebbero presi la chiesa di pietra e in cambio avrebbero dato agli zingari la loro chiesa di formaggio piu’ un sacchetto di denaro contante.
-La chiesa subito, -dissero i gage’ – e il denaro contante quando venderemo il raccolto del prossimo anno. Gli Zingari ci rifletterono un po’ su e decisero che quello era un buon affare. E che in ogni caso il buon Del, che come loro era una persona seria (e sapeva bene che non e’ certo l’abito a fare il Monaco), non si sarebbe offeso ne’ poco ne’ tanto, se gli avessero rivolto le loro preghiere in una chiesa di formaggio. –Affare fatto! – dissero percio’. E dopo aver sputato tre volte per terra ed essersi strette le mani, gli zingari trasferirono i loro preti e le loro preghiere nella nuova chiesa. L’anno che segui’, per i gage’, fu pero’ un vero disastro, in quanto dal cielo non venne giu’ nemmeno una goccia di pioggia, e i campi riarsi non dettero ne’ uno staio di grano, ne’ uno starelllo di orzo. I frutti si seccarono sugli alberi, le bestie morirono per mancanza di foraggio e i pochi risparmi che i gage’ avevano messo da parte servirono per acquistare di mercanti le provviste per l’inverno successive. –Ci dispiace, - dissero agli zingari – ma nonpossiamo darvi neache un soldo bucato! In mancanza del denaro che gli spettava, anche gli zingari se la videro brutta. Perche’ non solo al mercato non trovarono niente da mettere sotto ai denti, per quanto avessero battuto con il rame dei bei paioli e delle belle pentole da barattare, ma anche perche’ i mercanti di passaggio, contrariamentea quanto avevano fatto con i contadini, non erano certo disposti a far loro credito, visto che un giorno erano li’ e il giorno dopo chissa’. Fu cosi che agli zingari, per non morire di fame, in mancanza d’altro e con rispetto parlando, non resto’ che mangiarsi la casa di Del. E fu cosi che da quei tempi lontani, essi comiciarono a chiedere l’elemosina, a muso duro e senza vergogna: perche’ il denaro che chiedono e’ solo quello che gli spetta.
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