IL CACCIATORE DI FOCHE E I SELKIES
C’era una volta un uomo che viveva non lontano dal nord della Scozia. Abitava in un piccolo appartamento sulla costa e si procurava da vivere catturando foche e vendendo la loro pelliccia. Aveva guadagnato una buona somma di denaro in questo modo, in quanto queste creature avevano l’abitudine di uscire dal mare tutte insieme e distendersi sulle rocce vicino alla sua abitazione, crogiolandosi al solecosi che non era difficile avvicinarsi silenziosamente dietro di loro e ucciderle. Alcune di queste foche erano piu’ grosse di altre, e nel paese venivano chiamate selkies e si vociferava che sono erano semplici foche, ma triton maschi e femmine provenienti da un paese preciso tutto loro, molto al di sotto nell’oceano, e che assumessero questo strano travestimento per oltrepassare l’acqua e venire a respirare l’aria terrestre come noi. Ma il cacciatore di foche sorrise, dicendo che quelle foche avevano molto valore nella vendita, in quanto la loro pelle era cosi grande che lui aveva un prezzo speciale per esse. Cosi capito’ che un giorno, avvicinandosi silenziosamente e dopo aver pugnalato una di loro particolarmente grande con il suo coltello da caccia, la creatura fece un urlo di dolore acuto e scivolo’ dalla roccia nel mare. Essa spari sotto l’acqua, portando con se’ il coltello.
Il cacciatore di foche, indispettito per la sua goffaggine e anche per la perdita del suo coltello, ando’ a casa per cena molto giu’ di morale. Nella strada del ritorno incontro’ un cavaliere a cavallo, che era cosi alto e bizzarro e con un cavallo gigantesco, che il cacciatore di foche si fermo’ e lo guardo’ con stupor, chiedendosi chi era e da quale paese provenisse.
Lo straniero si fermo’ come lui e gli chiese di cosa si occupasse. Sentendo che era un cacciatore di foche, immediatamente gli ordino’ un grande numero di pelli di foca. Il cacciatore di foche era felice, in quanto con un ordine cosi alto avrebbe guadagnato molto. Ma la sua faccia si rattristo’ quando lo straniero aggiunse che voleva assolutamente le pelli per quella stesssa sera.
“Non posso farlo,” disse il cacciatore di foche con disappunto, “in quanto le foche nn usciranno sulle rocce di nuovo che domani mattina.” “Posso portarti in un posto dove di cono un buon numero di foche,” rispose lo straniero, “se monterai dietro di me sul mio cavallo e mi seguirai. “ Il cacciatore di foche acconsenti e si arrampico’ dietro il cavaliere. Successivamente egli strattono’ le briglie, e il grande cavallo inizio’ il galoppo a una velocita’ tale che il cacciatore di foche dovette tenersi saldamente il cappello. Cammina, cammina, volando piu’ veloci del vento, alla ifne arrivarono davanti a un precipizio immenso. Qui il misterioso cavaliere tiro’ al suo destriero uno strattone.
Il cacciatore di foche fece come li venne ordinato, e quando trovo’ lui strsso salvo a terra, si sporse cautamente sull’orlo della montagna per vedere dove erano le foche distese sulle rocce sotto. Con sua meraviglia, non vide neanche una roccia, solo il mare blu, che arrivava ai piedi dell’altura.
“Dove sono le foche di cui parlavi prima?” chiese con ansia, desiderando di non aver mai acconsentito ad andare in un’avventura cosi incauta.
“Lo vedrai immediatamente,” rispose lo straniero, che stave aspettando aspettando accanto alla briglia del suo cavallo. Il cacciatore di foche era ora davvero molto impaurito, in quanto si sentiva che qualcosa di malvagio stave per accadere, e in un posto cosi isolato sapeva che sarebbe stato inutile urlare per chiedere aiuto. E come se il suo orecchio volesse approvare la sua sensazione, la mano dello straniero si pose sulla sua spalla, e lo spinse con forza oltre la rupe. Cosi il cacciatore di foche cadde in mare. Penso’ subito che era arrivata infine la sua ora, e si chiese come fosse possibile uccidere un innocente. Ma, con meraviglia, trovo’ che qualcosa stave cambiando , in quanto non si senti piu’ affogare nell’acqua ma poteva ormai respirare tranquillamente. Lui e il suo compagno, che era ancora piu’ vicino, sembrava essere che quanto piu’ affondassero tanto piu’ riuscivano a prendere aria. Andando sempre piu’ in profondita’, fino a quando arrivarono a una grande porta arcuata, , che apparve essere realizzata da corallo rosa fissato da conchiglie. Si apri da solo, e quando entrarono, si trovarono in una grande sala, i muri della quale erano formati da madreperla, e i pavimenti erano fatti da sabbia di mare liscia, dura e gialla. La sala era piena di esseri, ma erano foche, non uomini, e quando il cacciatore di foche si giro’ verso il suo compagno per chiedergli spiegazioni, rimase inorridito di vedere che anche il cavaliere aveva assunto la forma della foca. Era ancora inorridito quando vide che anche lui stesso non aveva piu’ le sembianza umane ma era stato trasformato in una foca graziosa, pelosa e marrone. “Ah, che dolore mi fa,” disse a se stesso. “Pur non essendo colpevole di niente, questo ingegnoso straniero ha versato su di me un nocivo charisma e in questa terribile forma rimarro’ per tutto il resto della mia vita.” All’inizio nessuna delle creature gigantic parlo’ con lui. Per qualche strana ragione, sembravano molto tristi. SI muovevano con calma nella sala, parlando sommessamente e desolatamente gli uni agli altri, o lasciandosi andare tristiemente sul pavimento sabbioso, asciugandosi grandi lacrime dagli occhi con le loro soffici e pelose pinne. Improvvisamente iniziarono a notarlo e sparirono dietro la porta alla fine della sala. Quando ritornarono, egli teneva un grande coltello in mano. “Ci siamo incontrati prima?” chiese lo sfortunato cacciatore di foche, che con suo orrore, riconosbbe il coltello con cui ha ucciso tanti animali feriti come loro. Alla vista del coltello cadde con la faccia per terra e imploro’ per la grazia, perche’ era arrivato alla conclusion che gli abitanti della cavern, inferociti in seguito al danno che era stato fatto ai loro compagni, avevano deciso di catturarlo e portarlo sott’acqua per avere la loro vendetta e ucciderlo. Ma invece di fare cio’, essi si riunirono attorno a lui, strofinandogli il loro soffice naso sul suo pelo e mostrandogli compassione, e lo rassicurono che non ci sarebbe stata alcuna vendetta e che lo avrebbero amato per tutta la loro vita se avesse esaudito una loro richiesta. “Ditemi di che cosa si tratta,” li esorto’ il cacciatore di foche, “e lo faro’ se rientrera’ in mio potere.” “Seguitemi,” rispose la sua guida, e lo condusse verso la porta attraverso cui spari quando ando’ a cercare il coltello. Il cacciatore di foche lo segue. E li, in una stanza piu’ piccolo, trovo’ una grande foca marrone distesa su un letto di pallide alghe rosa. “Avete gia’ visto questo prima?” chise, tenendo lo sfortunato cacciatore di foche, che, terrorizzato, riconobbe il suo coltello da caccia, con cui aveva colpito la foca quel mattino, e con cui lo aveva ferito.”
“Lui e’ mio padre,” disse la guida, “colui che hai ferito questa mattina, pensando che fosse una commune foca che vivono nel mare, invece di un triton che ha capacita’ di linguaggio e comprensione quanto voi mortali.”L’ho portato qui per fasciargli la ferita, ma nessun altro eccetto te puo’ guarirlo.” “Non ho alcuna competenza nella guarigione,” disse il cacciatore di foche, stupito per la pazienza di queste strane creature, riconoscendosi colpevole senza volere. “ma gli fascero’ bene la ferita, meglio che posso, e sonoestremamente dispiaciuto che le mie mani abbiano causato cio’.” Ando’ verso il letto e, chinandosi sulla foca ferita, lavo’ e disinfetto’ la alcerazione come meglio poteva. E al tocco delle mani proprio quando sembrava morire, la vecchia foca si alzo’ come se non fosse accaduto nulla. Ci furono urla gioiose nell’intero palazzo delle foche. Risero, e parlarono, e si abbracciarono nel loro bizzarro modo, accerchiando il loro compagno, e strofinando il loro naso sul suo, per dimostrargli quanto erano lieti della sua ripresa. Ma da quel momento, il cacciatore di foche rimase in piedi in un angolo, la sua mente piena di pensieri cupi. Improvvisamente la sua guida gli si avvicino’ e disse, “Ora sei libero di ritornare da tua moglie e dai tuoi bambini, ti portero’ io da loro, ma ad una condizione.” “E quale sarebbe?”chiese il cacciatore di foche impazientemente, entusiastaa della prospettiva di essere liberato e di poter tornare dalla sua famiglia. “Dovrai giurare solennemente di non uccidere mai piu’ una foca.” “Senza dubbio” replico’, sebbene questo significasse rinunciare agli strumenti che lo fecero sopravvivere finora, sentica che riacquistando la sua forma originaria avrebbe potuto reinventarsi e mettere le sue abilita’ in qualche altra mansione. “Hai fatto la tua parte dell’affare, ora dobbiamo fare la nostra,” disse. “Gli uomini non dovranno poter dire che abbiamo tolto il lavoro a un uomo oneste senza offrirgli niente in cambio, tieni, con questo potrai vivere in modo dignitoso per il resto della tua vita.” E cosi il cavaliere se ne ando’ via, e quando il cacciatore di foche, meravigliato, porto’ la borsa a casa e verso’ l’oro sul tavolo, si accorse che lo straniero aveva ragione, perche’ visse da uomo ricco fino alla fine dei suoi giorni. Traduzione di Alessia Bruni
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